mercoledì 29 maggio 2013

Clafoutis di ciliegie

Ovvero, dalla Francia al Brasile al Giappone, come se niente fosse


Eccomi qua, finalmente sono tornata!

Reduce da un'intensissima trasferta lavorativa di 9 giorni nientepopodimenoche in Brasile, con un breve salto in Argentina...talmente intensa che, una volta rientrata in Italia, ho passato quattro giorni a dormire e riprendermi dal jet lag. E questa settimana sono rientrata nella quotidianità da ufficio e rieccomi qui a scrivervi


A questa mia esperienza in Brasile, ai suoi posti, le sue atmosfere nonchè alla sua gastronomia penso proprio che dovrò dedicare un post ad hoc : sono rimasta affascinata dagli influssi tribali di Bahia,
irrimediabilmenete coinvolta dalla potenza naturale delle cascate di Iguazu sia nel versante brasiliano che in quello argentino...e mi sono inevitabilmente innamorata del calore e dell'energia di Rio de Janheiro.


Tutto bellissimo ma, come vi dicevo, non è stata  una vacanza: 7 voli in nove giorni e giornate di lavoro praticamente non stop dalla mattina alla sera, ad una certa età si fanno sentire signore mie...

Una volta rientrata in Italia, due soli desideri  muovevano le mie stanche membra:  il primo era quello di dormire, il secondo.... le CILIEGIE. Dovete sapere che sono il mio frutto preferito, come testimonia il fatto che io sia  nata con una voglia di ciliegia a forma di anellino sull'anulare destro.. la voglia è scomparsa con il tempo, ma il desiderio di questo frutto no e ogni volta che si appropinqua maggio comincio a smaniare dalla brama.

Ed acquistare le CILIEGIE è stato praticamente uno degli unici motivi per cui ho messo il naso fuori casa sabato scorso, dopo due giorni di letargo. Oltre ad un'altra  nobilissima causa, per cui mi ero prenotata via Facebook direttamente dal Brasile: seguire un corso di FUROSHIKI, antica arte giapponese dell'annodare e piegare i tessuti, una sorta di origami della stoffa.


sabato 11 maggio 2013

La zuppa inglese all'emiliana

Ovvero, come ho scoperto la Zuppa imperiale e come l'ho reinterpretata a modo mio




E rieccomi qui a scrivervi, in un raro momento di relax con in sottofondo televisivo l'ennesima  replica di Sex & the City. Sì, lo so, fa tanto clichè e oramai anche un po' vintage visto che le prime serie datano circa una decina d'anni - e io le so quasi tutte a memoria - ma che ci posso fare se mi rilassa tantissimo avere Carrie & co. in sottofondo mentre leggiucchio qualcosa o chiacchiero al telefono nei miei venerdi sera casalinghi, quando La7D, astutissima, ne trasmette 5 o 6 puntate una dietro l'altra (godo!)?

La verità è in che periodi un po' frenetici come questi, adoro avere un'ottima scusa per non uscire il venerdi sera e godermi il mio divano rosso e un po' di tempo per me. No, l'ottima scusa non è Sexy & the city, non vi preoccupate. Questa sera si è trattato di disfare il mini trolley della toccata e fuga nel mio amato Sud dell'ultimo weekend - sì, dopo Parigi sono ripartita per stare un po' coi miei in terra calabra e sì, ancora non ho completamente disfatto la borsa nonostante sia tornata da 5 giorni - per poi dover cominciare a fare una "bozza di valigia" per la mia prossima partenza, un lungo e intenso viaggio di lavoro in direzione SUD AMERICA... ma vi racconterò di più al mio rientro, più o meno tra un paio di settimane!


Tutto questo per dirvi che non è che abbia avuto molto tempo per sollazzarmi in cucina in questo periodo, ma ho una ricetta realizzata qualche settimana fa di cui ancora non vi ho parlato e voglio farlo oggi. Ed è una di quelle ricette di cui vado particolarmente orgogliosa perchè l'ho inventata io! :)

giovedì 2 maggio 2013

Il Riso alla Thailandese doppiamente buono...

...per sostenere la campagna di diritto al cibo "Abbiamo riso per una cosa seria"!



Ciao a tutti,
ve l'ho già detto che questa settimana è particolarmente produttiva per il blog, giusto?
Dopo i racconti di viaggio Parigini (nella versione salata e nella versione dolce) e l'aggiornamento della spesa del mese (ma è già maggio??? ussignur!!!) passiamo finalmente ad una nuova ricetta!

mercoledì 1 maggio 2013

Parigi da gustare/ versione dolce



Seconda parte della mini-mini guida di una foodblogger très amoureuse di Parigi: patisseries, boulangeries e autres choses imperdibili (à mon avis!)


Bonjour à tout le monde, cliccando qui, se vorrete, potrete leggere il perchè e il percome di questo post. 


Nella logica della scrittura terapeutica, che mi aiuterà a superare la nostalgie de Ville Lumière, in questo post quindi si parlerà delle dolcezze di Parigi, c'est à dire di due pasticcerie e una boulangerie, deliziosissime per gli occhi e per il palato, che sono assolutamente da non perdere (à mon avis).
 In realtà, il racconto gastronomico come vedrete è poi sfociato, in maniera del tutto autonoma e naturale, in una sorta di "diario di viaggio"  in questa città, a cui mi rendo conto di essere  legata in maniera del tutto speciale. Che ne so, sarò stata una parigina in una vita passata, o forse è semplicemente "colpa" dell'innegabile bellezza della città.

La prima pasticceria di cui vi parlerò è storica ed è una vera e propria "firma" della grandeur francese nel mondo.
Sto parlando della boutique Pierre Hermè in rue de Bonaparte 72, nel cuore del quartiere  di Saint Germain.



Il piacere in un paradiso come questo comincia dalla vista  per concludersi con il gusto.
Importante: qui, come potete immaginare, non è possibile spendere poco, per cui è meglio, al momento dell'acquisto, darsi una regolata e valutare bene cosa scegliere per la "degustazione".


Io, non avendo mai mangiato i mitici macarons, non  potevo esimermi dal provarli per la prima volta proprio qui, dove la fanno da padroni..


(So cosa state pensando: ma i macarons non si mangiano dal più noto Ladurèe sugli Champs Elisees? Nossignori, la mitica blogger il Cavoletto, che conosce bene il cibo e Parigi, nella sua guida golosa alla città afferma che  Hermè sarà anche meno noto tra noi italiani, ma i macarons parisiens più buoni di tutti si mangiano esclusivamente da Hermè, e io mi fido cie-ca-men-te del Cavoletto, e secondo me faccio bene! ;)


Beh, insomma, per tornare alla degustazione dei macarons: che delizia! Guscio appena croccante e interno morbido e cremoso, sono meno meringati e molto più buoni di come me li ero figurati. Li ho provati in quattro gusti: al gelsomino (ma non mi hanno convinto molto), nocciola pralinata e cioccolato peruviano (bbbuoooniii) e al cassis (credo seriamente possano dare dipendenza).
Abbiamo degustato (sempre dividendola in due, visti i prezzi...) anche un altro classico di Hermè, la  Tarte infinitamente vanille: 8 centimetri di diametro, una base di pate sucrée (una spece di frolla) e una ganache alla vaniglia...credetemi: divina!
Vi do una dritta molto chic, di cui ringrazio sempre il Cavoletto e la sua guida: visto che la boutique Pierre Hermè non ha una sala da the all'interno, è possibile acquistare lì le prelibatezze  e andarle a mangiare al vicino Cafè de la Mairie che affaccia sulla  splendida Place de St. Sulpice (all'angolo con Rue de la Canette), ordinando da loro un caffè o un the...Cosa che mi è stata confermata anche dalle commesse della  boutique..Pare che a Parigi sia très très chic fare così!


Io l'ho trovato molto molto divertente: al Cafè de la Mairie, alla vista dei macarons una simpaticissima signora parigina che ci stava seduta accanto ha "attaccato bottone" e abbiamo chiacchierato un bel po' della pasticceria francese e italiana...e io mi diverto tantissimo a chiacchierare con gli autoctoni in francese, lingua che ADORO! ;)

Il secondo indirizzo di cui voglio parlarvi è la patisserie Gerard Mulot (Rue De Seine 76, metro Odeon), un altro autentico paradiso per i golosi caldeggiato dal Cavoletto. 

Rispetto a Pierre Hermè che è proprio una piccola boutique da degustazione, Gerard Mulot è una grande pasticceria golosissima (con un bancone dedicato alle gourmandises salate da non sottovalutare): qui,,regna una grande attenzione agli ingredienti  e alla bellezza delle "mini opere" (guardate le foto e capirete). Da Gerard Multo i prezzi sono un più bassi rispetto a Pierre Hermè, ma restano comunque medio-alti (però, una volta nella vita, à mon avis, ne vale la pena!)
Mi ha servito il simpatico Gerard Mulot in persona (l'ho scoperto leggendo poi la copiosa rassegna stampa esposta nel locale), abbiamo scelto i dolci più tradizionali, che io non avevo mai mangiato: il clafoutis alle ciliegie e la mitica Tarte Tatin, il dolce nazionale francese: entrambi delicati e saporiti. E poi abbiamo assaggiato la Tarte au Chocolat di Gerad Mulot, che il Cavoletto di Bruxelle consigliava di assaggiare poichè trattasi de "la meilleure de Paris"...e, pur non avedno aimè provato tutte le altre, non mi sento proprio di smentirla :)

Anche qui non c'è una sala da the attigua, per cui vi consiglio di comprare le vostre delizie (OVVIAMENTE, anche i pacchetti d'asporto sono deliziosissimi!) e andare ai vicini Jardin de Luxembourg, il bellissimo parco dove vanno i parigini a rilassarsi all'aria aperta. Quando siamo andati noi, Parigi era miracolosamente invasa dal sole e faceva CALDO...per cui è stata particolarmente piacevole sdraiarsi sul prato all'ombra degli alberi e coccolarsi un po' :)

Se invece alloggiate nel cuore della splendida Montmartre, come abbiamo fatto noi, e cercate qualcosa di più semplice ma ugualmente buonissimo, non potete non fare un giro da Coquelicot ( Rue des Abbesses 24, metro Abesses), la boulangerie preferita dalla foodblogger più famosa di Parigi, Chlotilde di Chocolat et Zucchini, che proprio a Montmartre vive.


Niente di patinato, Coquelicot è semplicemente una boulangerie "à l'ancienne" in cui è possibile, oltre a comprare baguette e pane buonissimi, anche fare una colazione, un brunch o un pranzo, seduti nel dehors se è bel tempo o nell'accogliente sala da thè all'interno se fa freddo.Da segnalare in vendita da Coqueliquot  la Biotiful, baguette completamente biologica, e i sablè breton, biscottoni di frolla tipici della Bretagna, tanto semplici quanto buoni...









Per i consigli su qualche bistrot in cui mangiare bene e a poco prezzo, vi rimando al post precedente, che potrete leggere cliccando qui.
E poi, ci sarebbero tante altre cose ancora di Parigi di cui vorrei parlarvi..
le piccole librerie imperdibili nel cuore di Saint Germain: tra Rue des Grands Arts e Rue de Buci, in particolare, vi segnalo la Boutique della casa editrice Taschen, con i suoi fantastici volumi fotografici (...ma quando si decideranno ad aprire una libreria anche a Roma le edizioni Taschen??? Il negozio di Parigi, progettato da Philip Stark, è davvero di grande impatto) e la piccola libreria  Simon Thomas, ricolma di volumi usati (è possibile trovare anche dei titoli molto interessanti in italiano)..

Da lì, andando verso la Senna, nella piccola Rue Git-le-coeur, vi segnalo una minuscola bottega d'artista, incomprensibile e traboccante di qualsiasi cosa, in cui vi consiglio di affacciarvi (se non soffrite di claustrofobia...) 

E poi gli imperdibili bouquinistes della Rive Gauche con Notre Dame sullo sfondo... e sull'Ile de la Citè, dietro la sainte Chapelle, la deliziosa e piccola place Dauphine, la preferita da Ives Montand e Simone Signoret, uno dei pochi posti dell'isola miracolosamente non   invasa dai turisti..

Sempre in centro, non mancate di assaggiare la mini Quiche lorraine al chioschetto di Paul al Carrousel del Louvre dopo una bella passeggiata nei Jardins del la Tuilieries... 
oppure degustare un paio di cioccolatini (non di più, visti i prezzi) da Godiva Chocolatier andando verso l'imponente ed elegante Place Vendome (resti inter nos: sia Godiva che la piazza sono un po' troppo patinate per i miei gusti...).

Per lo shopping, non mancate di entrare in una delle boutique dei Comptoir de Famille, ce ne sono diverse in centro a Parigi, vendono oggetti per la casa in stile retrò/shabby/pop art troppo divertenti, se vi piace il genere, e a prezzi decisamente non alti...i miei souvenir di Paris (due coloratissime tovagliette per la colazione e una scatola e un barattolo di latta) li ho acquistati li!



Una cosa mi ha sinceramente delusa di Parigi: il quartiere Marais... è vero che ci mancavo da 18 anni ma l'avevo molto amato per il suo fascino decadente da ghetto e rivederlo pieno di boutiques d'alta moda e turisti, per quanto lo sapessi, mi ha davvero scioccato..

Il mio quartiere del cuore è diventato Montmartre, è stata la prima volta che vi ho alloggiato e ho avuto modo di conoscerlo meglio e  di amarlo tantissimo, sia di giorno che di notte.

Amo la sua Place des Abbesses al tramonto, ancora poco nota ai non francesi (da non perdere, nel parchetto della piazza, l'installazione del Mur del 'Amour, con le parole "Ti Amo" scritte in 300 lingue diverse e l'esortazione: "L'amour c'est desordre, alors aimons!"...e come dargli torto?) 

Lasciandovi alle spalle il Moulin Rouge, non potete non bere un verre de vin rouge nel bistrot in cui hanno girato il film "Il favoloso mondo di Amelie" (Café des Deux Moulins, in rue Lepic 15, all’angolo con rue Cauchois.)... E vabbè, lo so, sarà pure iper-turistico, ma è maledettamente divertente ;)
E, dopo, non potete perdervi l'immensa Fromagerie Lepic e la profumatissima Epicerie du Terroir, che si trovano proprio di fronte al bar d'Amelie.



La notte perdetevi nella "trasgressiva" Pigalle, girovagando tra i bistrot aperti fino a tarda notte di Rue de Martyrs  (vi segnalo il Sancerre, Le Progres e La Fourmis)


Oppure potete mangiare la classica douzaine des coquillages al bistrot de Ronsard ai piedi del Sacrè Coeur (la qualità a dire il vero non è elevatissima, ma anche i prezzi non lo sono e la vista è impagabile), o esplorare l' Halle de saint Pierre, esclusivissimo baluardo della generazione undergorund di nouvelles artistes parisiens proprio ai piedi del Sacrè Coeur (l'ingresso è in Rue de Ronsard 2). Si tratta di una costruzione ottocentesca in mattoni con copertura in ferro ed ampie vetrate che danno verso i giardini della Butte Montmartre. Al suo interno si trova un museo di Art naif, Art Brut, Art Primitif e Art Singulier, la relativa galleria d'arte, una libreria e un "salon de Thé". L'ho scoperto per caso girovagando nel quartiere, se siete in zona (e vi piace il genere), andateci e mi ringrazierete :)

E poi, la Parigi più classica che non smette mai di emozionarti: la gioia guardare la tour Eiffel toute entiere dalla terrazza del Trocadero.. l' immensità del Louvre e del Centre Pompidou e dell'impressionante numero di tesori inestimabili che si trovano al loro interno... e poi lo stupore di scoprire nuovi posti, come le Jardin des Plantes, l'orto botanico di Parigi proprio nel cuore del Quartiere Latino...






Tutto questo e molto, molto...moltissimo altro ancora è Parigi...

Bien, ora basta, la smetto di rompervi con la mia nostalgie de la Ville Lumière... tanto prima o poi mi passerà, je le sais.. E se proprio non dovesse passarmi, significa che, PURTROPPO, dovrò tornarci per la quarta volta... :)
Un grazie di cuore per chi ha avuto la pazienza di leggermi fino a qui :)...


A prestissimo, mes amis!



Annarita











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